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On the Road con Idris Ackamoor & The Pyramids

On the Road con Idris Ackamoor & The Pyramids

Courtesy Sophie Valentin

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La prima volta che vidi Idris Ackamoor fu al Centro Stabile di Cultura una domenica nel novembre 2018. Gli organizzatori di questo storico locale a San Vito di Leguzzano, un piccolo paese a mezz'ora da Vicenza circondato da fonderie e campi di grano, mi avevano chiesto se potevo prestare la mia Ludwig al batterista dei Pyramids, il gruppo di Idris. In cambio mi sarei visto il concerto gratis ed avrei modo di conoscere la band.

Quel giorno caricai aste e tamburi in macchina e guidai verso il locale che è letteralmente a sette minuti da casa mia. Finita la musica mi resi conto che erano passati anni dall'ultima volta che mi ero divertito così tanto ad un concerto. Il gruppo aveva suonato della musica profondissima, mentre noi del pubblico avevamo ballato tutto il concerto con il sorriso stampato in faccia. L'impatto fu tale che il giorno dopo scrissi ad Idris per dirglielo.

Sarà stato un allineamento astrale, serendipità, karma positivo o forse solo un colpo di fortuna, ma dopo qualche giorno Idris mi rispose per dirmi che stava cambiando la formazione ed aveva bisogno di un batterista per il tour successivo.

All'inizio non ci potevo credere ma dopo poco cominciò ad avere una sua logica. Ero già un grande fan della Strut Records, l'etichetta per la quale registrano, in più era da un'anno che stavo rispolverando l'afro-beat sia con la batteria che con la chitarra per espandere la mia conoscenza della musica africana e soprattutto per staccare dalla "fase jazz" che avevo appena attraversato. Dopo un pò di ricerche scoprii che il disco che stavano promuovendo, An Angel Fell, era stato registrato da uno dei miei batteristi e produttori preferiti, Malcolm Catto degli Heliocentrics. Inoltre scoprii che nei primi anni settanta Idris era stato preso sotto l'ala di uno dei più grandi pianisti e compositori di tutti i tempi, Cecil Taylor che amavo da quando ero adolescente. Era stato anche membro del suo "Black Music Ensemble" ed aveva ricevuto la sua benedizione per andare in Africa con Margaux Simmons (al tempo moglie di Idris) ed un registratore portatile a bobine per documentare e studiare la musica delle tribù del Ghana e del Kenya.

Come se non bastasse Ackamoor aveva studiato e suonato in maniera estensiva con Charles Tyler, l'incredibile sassofonista alto che trovate nel disco di Albert Ayler del 1965 Bells. In più era produttore, amministratore, attore di teatro, ballerino di tip tap e tanto altro.

Per me era come un sogno troppo bello per essere vero, ma quando conobbi la band a Praga quasi un'anno dopo realizzai che era tutto reale. La nuova formazione consisteva di una "Pyramid originale" fin dal 1973, Margaux Simmons ai flauti, e poi la violinista Sandra Poindexter (che aveva suonato per 15 anni nel gruppo di John Handy, leggendario sassofonista di Charles Mingus), il chitarrista della Bay Area ed amico storico di Idris, Robert "Bobby" Cobb, il bassista panamense Rubèn Ramos Medina ed il percussionista inglese Jack Yglesias già membro degli Heliocentrics e collaboratore di Maestri come Orlando Julius, Lloyd Miller ed il padre del Jazz Etiope, Mulatu Astatke [ritratti nella foto nel seguente ordine: Bobby Cobb, Ruben Ramos Medina, Jack Yglesias, Margaux Simmons, Idris Ackamoor, Sandra Poindexter, Gioele Pagliaccia].

Fin dall'inizio furono tutti gentilissimi e mi fecero sentire il benvenuto, cosa che aiuta molto quando devi stare insieme 24 ore al giorno per mesi, spesso privati del sonno e con tutta la vita dentro ad una valigia.

Per due giorni provammo le strutture dei nuovi pezzi e ci conoscemmo meglio sia musicalmente che personalmente. Come in ogni squadra o famiglia i propri membri non sempre vanno d'accordo, ma in questo caso per qualche motivo andò tutto bene fin dall'inizio, rendendo i successivi due mesi molto più facili di come avrebbero potuto essere.

La prima parte del tour incominciò nella Repubblica Ceca e suonammo in varie città, un paio di volte anche di mattina con lo pseudonimo di "Jazz Messengers!," introducendo così i ragazzi delle scuole medie e superiori alla tradizione jazz, suonando standard come "When the Saints Come Marching In" e "Half Nelson" con Idris nella parte di "Shoehorn Sims" che tra un balletto di tip tap fece divertire veramente tutti, insegnanti compresi.

Continuammo il nostro viaggio verso la Svezia, poi la Danimarca e la Turchia: quest'ultimo era un paese che il gruppo non aveva mai visitato prima ed eravamo tutti super entusiasti di andarci. Per un batterista, poi, andare ad Istanbul è come per un bambino andare a Disneyland. I piatti della batteria sono stati inventati dai turchi durante l'Impero Ottomano e ancora adesso i migliori sono fabbricati lì, usando antiche tecniche e ricette segrete che naturalmente non rivelano a nessuno.

Io e Jack Yglesias camminammo in giro per i mercati entrando negli stessi negozietti dove gente come Art Blakey ed Elvin Jones avevano comprato i piatti che possiamo ascoltare nei dischi che incisero durante gli anni '60 e '70 per la Blue Note. Il concerto quella sera fu magico come anche il pubblico che si presentò nel club, così calorosi ed aperti mentalmente; alcuni sapevano anche le parole delle canzoni dei Pyramids facendoci sentire veramente al confine nonché punto di ritrovo tra oriente ed occidente.

Durante queste due settimane iniziali notai che i posti dove ci esibivamo erano spesso pieni di gente di età, cultura, provenienza sociale e gusti musicali spesso molto diversi tra loro; in qualche modo però la musica che suonavamo li univa, e celebravano insieme cantando e ballando all'unisono, cosa che l'essere umano fa dall'inizio dei tempi.

Nel frattempo in quanto band miglioravamo, diventando di giorno in giorno sempre più solidi e sicuri di noi stessi; certamente avere un improvvisatore coraggioso e un band leader rodato come Idris aiutò moltissimo in questo processo. Dopo aver suonato due concerti in Belgio tornai a Schio e dormii due giorni di fila.

Continuai a dare lezioni di batteria, passai del tempo con la famiglia e feci anche un concerto in solo a Milano, mentre il resto della band era a Londra a rilassarsi dopo una prima parte del tour così intensa. Dopo qualche tempo il chitarrista Bobby Cobb mi disse che in quel periodo a parte provare i pezzi nuovi, lui, Idris, Margaux e Sandra ebbero l'occasione di andare a salutare il loro vecchio amico Marshall Allen che suonava con la Sun Ra Arkestra al Cafè OTO. Insomma non male come serata di svago!

La volta successiva che vidi Idris ed il resto della band fu il 25 Ottobre a Huesca, una carinissima e soleggiata cittadina nel nord est della Spagna dove ogni anno viene organizzato il Periferias Festival; avevamo il giorno libero perciò camminammo in giro per il centro per poi mangiare il pesce più buono che uno possa immaginare. Il giorno dopo suonammo dentro ad un'auditorium pieno di gente e prima del concerto conoscemmo Nadah El Shazly e la sua band, che incontrammo di nuovo il giorno dopo a Madrid dentro a l'iconico Palacio de Cibeles dove suonammo per il centesimo anniversario del palazzo. Il giorno dopo partimmo per Londra per andare a registrare il nuovo album Shaman!.

I muri dentro allo studio di registrazione di Malcom Catto sono coperti da poster e copertine di LP introvabili e le sale sono piene di microfoni vintage, amplificatori valvolari, percussioni, un banco di missaggio pazzesco e giocattoli musicali assortiti che trasformerebbero qualsiasi musicista in un bambino di tre anni dentro alla sabbiera. In quel momento realizzai che avrei registrato nella stessa stanza che era stata usata per creare, quelli che secondo me sono dei capolavori moderni. In più, la batteria che avrei usato era la stessa che era usata in quegli album: finalmente sapevo che aspetto avevano, anche se ad oggi nè io nè Malcolm sappiamo di che marca sono.

Passammo una settimana a registrare le tracce base dei pezzi che aveva scritto Idris per il nuovo album (il settimo dal 1973), più un paio un paio di "pezzi dimenticati" che aveva ripreso tre settimane prima, nel backstage del club ad Istanbul dove avevamo suonato. Registrammo una o due take per ogni pezzo a parte un paio che risultarono più difficili da eseguire, ma grazie all'esperienza acquisita negli anni da Malcolm ed Idris alla fine andò tutto bene. Nei successivi due giorni Sandra, Idris, Margaux e Bobby fecero delle sovraincisioni e registrarono le voci, per poi ripartire il giorno dopo per il nostro tour in giro per l'Europa. La fermata successiva fu in uno dei festival più grandi d'Europa, il Le Guess Who? ad Utrecht nei Paesi Bassi. Facemmo ben due concerti quel giorno: il primo era all'aperto, con tanto di giocolieri e mangiafuoco che correvano in giro, ma era così freddo che per una volta mi sentii fortunato ad essere un batterista, potendo muovermi e sudare come solo i batteristi possono fare durante un concerto. Il secondo concerto fu dentro ad un auditorium e la gente impazzì quella sera; vedere tutta quelle persone che venivano ad ascoltare un gruppo che era letteralmente scomparso per più di 30 anni (eccetto per gli aficionados ovviamente, che comprano tuttora i loro dischi su ebay per centinaia di euro), era abbastanza surreale. Ancor più incredibile era vedere quanto amore, entusiasmo ed energia Idris, Margaux, Sandra e Bobby avevano, anche se erano in tour da quasi un mese ed hanno tutti e quattro quasi settant'anni! Per me questa era la prova che la musica e l'amore per essa fanno rimanere giovani e sani in eterno.

Continuammo il nostro viaggio verso Glasgow e mentre ci stavamo avvicinando all'Hotel il promotore del concerto decise di fare una strada diversa, perché il Partito Conservatore stava manifestando e la situazione sarebbe potuta sfuggire al controllo molto velocemente, come era già successo la settimana prima. In ogni caso quella sera suonammo dentro ad un grande teatro ed il pubblico scozzese fu veramente eccezionale, ballando e divertendosi come poche volte avevo visto in vita mia. La successiva data fu a Londra e si presentarono un sacco di amici, colleghi e fan, appositamente per ascoltare i pezzi nuovi che avevamo registrato in studio appena una settimana prima. Idris ha sempre detto che sente Londra come una città "vicina al suo cuore" e quella sera capimmo tutti di cosa stava parlando.

Alcuni di voi già sapranno che prima di ogni concerto dei Pyramids, Idris conduce il gruppo portandolo dai camerini alla platea suonando didgeridoo, maracas, percussioni varie e strumenti sciamanici assortiti come rito iniziale per ringraziare gli antenati e per caricare d'energia sia il gruppo che il pubblico stesso. Mentre viaggiavamo attraverso la Germania era sorprendente vedere i tedeschi, che di solito vengono considerati un pò "noiosi" e "freddi" in realtà erano super calorosi e partecipavano in maniera attiva ai "rituali pre concerto"; specialmente a Berlino anche se, come tutti sappiamo Berlino non è la Germania!

L'ultima tappa fu a Parigi. Era la mia prima volta che ci mettevo piede e la sensazione che mi trasmise fu esattamente quella che avevo immaginato prima di andarci: un misto di storia, cibo delizioso, anarchia alla vecchia maniera ed eleganza generale. Eravamo molto stanchi, dopo tutti quei viaggi e concerti quasi quotidiani per due mesi di fila. Il concerto si svolse dentro al Petit Halle, una sala non molto grande, dove di solito la gente mangia la pizza (sono Italiano ma la pizza in Francia era veramente buonissima) per dopo poi prendersi un drink e ballare come solo i francesi fanno. Come dicevo prima eravamo tutti molto stanchi, ma allo stesso tempo consapevoli del fatto che insieme avevamo ottenuto qualcosa di eccezionale. Quel qualcosa era la capacità di trasmettere al pubblico un qualcosa di valore sera dopo sera, lavorando insieme per uno scopo comune: quello di guarire noi stessi ed il pubblico, attraverso la forza della musica e della danza.

Dopo tutto, questo è il motivo principale per il quale l'essere umano ha incominciato a suonare: prima delle riviste, dei ragazzi copertina, dei milioni di visualizzazioni su YouTube e dei jet privati, usavamo la musica come rimedio alla paura, alle preoccupazioni, al dolore emotivo ed anche quello fisico. Se non ci facciamo distrarre da questi fattori superficiali, possiamo tuttora usufruire del potere infinito della musica e del movimento.

Come Albert Ayler e Mary Maria Parks dissero nel 1970 "Music Is the Healing Force of the Universe" e questo è il grande messaggio che Idris Ackamoor & The Pyramids continuano a diffondere, un messaggio che farò del mio meglio per convidividere, fino a quando sarò in vita.

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